E' attraverso questa canzone dei Gang che molti anni fa ho conosciuto la figura di Chico Mendes, di cui domani ricorre il 66esimo compleanno, ricorrenza migliore da ricordare rispetto a quella prossima della sua morte, avvenuta il 22 dicembre del 1988.
Chico Mendes non era un eroe, anche se oggi c'è la tendenza a "cheguevarizzarlo", queste sono le parole che ha pronunciato una settimana prima di essere assassinato:
Se la mia morte servisse a rendere più forte la nostra lotta varrebbe anche la pena. Ma l'esperienza ci insegna il contrario. quindi voglio vivere. Cerimonie pubbliche e funerali non salveranno l'Amazzonia. Voglio vivereSe (...) minha morte fosse fortalecer nossa luta, até que valeria a pena. Mas a experiência nos ensina o contrário. Então eu quero viver. Ato público e enterro numeroso não salvarão a Amazônia. Quero viver.
L'inaspettato successo dell'allieva di Chico, Marina Silva, capace di raccogliere il 15% dei voti nel primo turno delle presidenziali di quest'anno, praticamente senza un partito e una struttura organizzativa, ha riportato di attualità la questione dell'Amazonia, portando molti ad interrogarsi sul futuro di questa immensa regione. Il governo sta sviluppando alcuni ambiziosi progetti: avevo già parlato dell'immensa idroelettrica che verrà costruita nel Parà, si parla di un giacimento di petrolio pronto da sfruttare nella zona di Tefè, qui vicino e sembra proprio che verrà ripreso il progetto che esiste già dagli anni '70 di una strada trans-amazzonica che colleghi Manaus a Porto Velho, rompendo l'isolamento della città con il sud del paese.
Nello stesso tempo sembra che l'antico problema della deforestazione rallenti - si è passati da 27,8 migliaia di Km quadrati del 2004 ad "appena" 7,5 dell'anno passato - dando luogo ad una serie di iniziative di sfruttamento sostentabile delle ricchezze della maggior foresta del mondo, per ora ancora piccole gocce di acqua nell'immenso mare delle segherie clandestine e dei garimpos, le miniere a cielo aperto che distruggono, inquinano e portano con sè problemi di droga, prostituzione minorile, emigrazioni forzate ecc. Ma le cooperative e le piccole imprese che lavorano la frutta, il pesce, le piante medicinali (quelle che le multinazionali non hanno brevettato durante gli anni '80 con la complicità dei governi, rubandole letteralmente agli abitanti, un po' come se i francesi avessero brevettato la pizza) e quelle cosmetiche stanno spuntando un po' dovunque grazie all'impegno del governo nel sostenere l'economia solidale. Insomma il quadro è ancora preoccupante ma i segnali positivi non mancano.
Riporto un'intervista con l'ex governatore dell'Acre e (lo stato amazzonico in cui è vissuto ed ha lottato Chico Mendes) compagno di lotta di Chico, Jorge Viana, che continene, credo, riflessioni interessanti:
Esiste ancora in Acre l'ideologia che ha portato all'assassinio di Chico Mendes:
- No, è una battaglia che abbiamo vinto. All'epoca abbiamo difeso l'indifendibile: la foresta. Oggi questa idea è ben radicata, anzi si è trasformata in un'idea globale
Quali sono i nemici oggi?
Siamo in un momento in cui dobbiamo preoccuparci delle nostre idee. I nostri avversari siamo noi stessi. L'Amazzonia sta progredendo, siamo in un processo che cresce. 2o anni dopo abbiamo vinto e oggi il rischio che qualcosa possa andare storto dipende solo dalle nostre azioniA cosa pensa oggi ricordando Chico Mendez?
Una volta un giornalista mi ha fatto la stessa domanda e sono scoppiato a piangere. Era il decimo anniversario della morte. L'eliminazione fisica di una persona non può mai essere giustificata, ma oggi con il suo martirio probabilmente siamo andati ancora più lontani che se fosse vivo. Ma le sue idee sono più vive che mai, e sentiamo molto la sua mancanza.
Vedendo gli indicatori degli ultimi anni, l'Amazzonia è avanzata molto dal punto di vista ambientalista, di rispetto della natura..
- Non sono del tutto d'accordo. Abbiamo introdotto molte riforme ma bisogna fare di più. Il nostro grande successo è aver trasformato il cambiamento in un processo. Ma il processo di cambiamento è nel potere: il Giudiziario, l'Assemblea Legislativa, il Ministero Pubblico, tutte queste istituzioni vivono cambiamenti profondi che stanno realizzandosi naturalmente.
Quale è il punto dunque?
Faccio un esempio: a Sao Paulo abbiamo (quando si riferisce a "noi" significa il PT, il Partido dos Trabalhadores) avuto il governo di Luiza Erundina (ex prefetto di Sao Paulo e figura storica del PT) con Paulo Freire come segretario all'educazione; Paul Singer (famoso economista) alla pianificazione
, Marilena Chauí (filosofa) alla cultura, perchè non ha funzionato in quattro anni? Sicuramente conoscevano benissimo la loro area di lavoro, ma la gestione è un'altra cosa. Io sono stato uno dei pochi che ha fatto un corso di gestione, il cambiamento non è solo una decisione puntuale, è necessaria continuità perchè guadagni forza. La democrazia che abbiamo conquistato è anche contro di noi in alcuni casi. Marina Silva è stata la prima a farsi strada senza antenati o familiari in politica
La sinistra brasiliana, anche oggi nonostante Lula, ha bisogno un processo di cambiamento. Per esempio: il Congresso è totalmente lontano dall'agenda del paese e da quello che la gente vuole. Perde tempo in questioni che alla gente non interessano minimamente.
Il Brasile sta perdendo una finestra che il mondo ha aperto: quella dell'agrobusiness e dell'ambiente. Qui dobbiamo aumentare la produttività e proteggere la foresta. Dopo 20 anni senza Chico è di questo che il Brasile ha bisogno: una grande rivoluzione
Quali sono le prossime mete in Amazzonia?
Occorre fare un lavoro forte nella foresta, ma che non la distrugga. Trasformare la foresta in un affare sostenibile e non il contrario. non credo che l'Amazzonia sarà distrutta ma dobbiamo fare attenzione
, visto che sono già stati fatti disastri. In Europa resta solo il 4% delle foreste originarie, ma cito sempre l'esempio della Finlandia e del Costa Rica che hanno scelto "l'opzione per l'ambiente" (citazione di uno dei principi della Teologia della Liberazione, l'opzione per i Poveri ndr). Non possiamo essere il paese che possiede la maggior area forestale del mondo e partecipa solo per il 3% del mercato. Questo vantaggio deve essere usato: sono contro gli ambientalisti radicali, ma credo che le aree indigene devono continuare ad essere demarcate e che il controllo del governo sta dimostrandosi efficiente. E poi bisogna fare chiarezza su alcuni temi: in qualsiasi casa del mondo esiste un pezzo di amazzonia sotto forma di mobile, ma quando si vede una persona che taglia un albero si pensa che sta distruggendo. Non sempre quel taglio è distruzione se viene fatto con controlli e certificazioni. Sono soluzioni, non problemi: ma oggi chi vuole fare le cose in maniera corretta ha difficoltà, qui dobbiamo intervenire: rendere le cose facili per chi vuole seguire le regole.