Wednesday, 24 March 2010

Oggi 30 anni fa....


mentre celebra messa e nell'omelia ancora chiede alla giunta militare di cessare i massacri di contadini, sindacalisti, attivisti religiosi, tutti considerati comunisti col beneplacito degli USA del Premio Nobel per la Pace Jimmy Carter e del Vaticano che vedeva pericolosi teologi della liberazione ovunque in America Latina, un sicario spara un preciso colpo alla giugulare di Oscar Romero, vescovo di San Salvador, capitale di El Salvador.

Romero non era un comunista, nè tantomeno un teologo della liberazione, tanto è vero che era stato nominato vescovo di San Salvador per il suo provato conservatorismo, in tempi in cui il Vaticano combatteva una battaglia a colpi di documenti ufficiali, rimozioni o sospensioni contro la Teologia della Liberazione, accusata da Giovanni Paolo II e dal cardinale del S. Uffizio Joseph Ratzinger di essere "un pervertimento della religione cristiana". I bellissimi diari di Romero che consiglio a tutti (cattolici e non ) di leggere sono illuminanti nel descrivere il percorso di trasformazione di un uomo giunto in quel paese con idee molto rigide e capace di trasformarle e rivederle quando si è trovato di fronte a una realtà ben diversa da quella descrittagli a Roma: un paese oppresso da una dittatura militare in cui ogni tipo di dissenso era represso con la morte e le carcerazioni, cosa purtroppo molto comune in tutta l'America Latina negli anni '70. Romero rifiuta ogni tipo di contato coi militari, abituati ad avere l' alto clero dalla loro parte, rifiuta di abitare nel palazzo vescovile, ma vive in una stanza della sacrestia di una piccola chiesa all'interno dell'ospedale per malati terminali, e sempre di più si avvicina alla realtà dei movimenti sindacali e cattolici che si oppongono alla dittatura, prendendo posizioni forti e "scandalose": famoso è l'episodio in cui in un' omelia con tutti i generali e le famiglie schierate in prima fila dice: "Io vi chiedo, io vi imploro, io vi ordino: fate cessare le violenze in Salvador!" con alcuni generali che lasciano la chiesa scandalizzati. Romero, dimostrando ancora di non essere un prete "fuori" dalla Chiesa, raccolse un dossier che provava gli interventi di squadroni governativi contro i contadini senza terra e i preti di base e andò ersonalmente a Roma per consegnarlo al Papa: l'incontro terminò brevemente con Woytyla che gettò a terra il dossier senza nemmeno aprirlo, intimando a Romero "di cercare di andare più d'accordo col governo" e Romero stesso che uscì dalla sala piangendo. Woytyla non andò al funerale di Romero e quando visitò El Salvador e la tomba del Vescovo non mancò di stringere la mano al generale D'Aubuisson, capo della giunta militare e in pratica la mano che armò l'assassino.
Subito dopo la sua morte il popolo salvadoregno ha cominciato a considerarlo un santo, ma il Vaticano lo ha fatto "solo" beato, considerando "inopportuna" la causa di santità (cosa che invece è stata considerata molto opportuna per Escrivà de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei e Alojzije Stepinac, il cardinale complice dei più atroci misfatti nazi-fascisti in Croazia durante il regime di Ante Pavelic dal 1941 al 1945).

Vorrei ricordare Romero infine con la bellissima poesia scritta in occasione della sua morte da Padre Turoldo:




"In memoria del vescovo Romero"

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore?»

1 comment:

  1. Mi ricordo quando è arrivata la notizia dell'assassinio di Romero, la fortuna di avere un'età è che mi ricordo di Romero prima che lo uccidessero.

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