E’ una delle tante “Tijuana” del Brasile, quelle città di frontiera dove, per così dire, “vale tutto” e si può comprare di contrabbando qualsiasi cosa, in più essendo sperduta in mezzo alla foresta la presenza dello stato è ancora più vaga.
La notizia del sequestro è appunto una notizia perché significa che il nuovo programma di sicurezza del governo dà qualche risultato concreto anche in questa parte sperduta del Brasile (la polizia federale dipende dal governo di Brasilia, mentre la polizia militare, violenta, corrotta e inefficiente, dipende dai governatori dei vari stati).
E’ interessante vedere quali saranno i risultati a Rio e Sao Paulo, per ora gli inizi sono incoraggianti. Lì il programma di sicurezza prevede un nuovo concetto di “prossimità alla comunità”: fino ad ora nelle favelas non esisteva una presenza fissa della polizia, ma l’azione classica era entrare ogni tanto nella favela con grande spiegamento di truppe, ingaggiare una battaglia di qualche ora con i trafficanti che la controllano (in cui solitamente ci andavano di mezzo abitanti che erano per caso in strada) e poi andarsene. Ora invece si stanno costruendo posti di polizia proprio nel centro delle favelas più pericolose ("il centro" per le favelas di Rio significa la sommità delle colline), ma non solo: la polizia finanzia e partecipa alla costruzione di spazi pubblici – campi di calcio,centri culturali, biblioteche, cyber caffè – e in generale rimane in strada in mezzo agli abitanti, per far sentire la propria presenza.
I primi risultati a Rio, dove la situazione è talmente grave nelle favelas in quanto a violenza da rendere la città un’ottima cartina al tornasole per vedere se l’esperimento funziona, sono incoraggianti, speriamo possano davvero cambiare le cose, soprattutto per le migliaia di cittadini costretti a vivere come se fossero in guerra.

A Manaus, una delle città più violente del Brasile, il traffico di droga e le bande non sono così organizzati né con tante armi come a Rio. Da molti anni lo spaccio di droga, vera fonte di ricchezza per i trafficanti, è controllato da due grossi capi: Zè Roberto e Copinho (quest’ultimo è un soprannome, come ben sapete tutti ne hanno uno in Brasile) che si dividono, devo dire abbastanza pacificamente, il territorio. Zè Roberto è un fanatico di calcio e dopo aver “sponsorizzato” per tanti anni il Sao Raimundo, che infatti ha vinto per 3 anni consecutivi il campionato amazonense e si è guadagnato lo stadio più moderno che esiste a Manaus, ora ha investito in una nuova squadra creata due anni fa, il Manaus\Compensão (da Compensa, nome di un quartiere della città) che quest’ anno ha spostato nel vicino municipio di Rio Preto da Eva perché il prefetto di lì gli dava soldi per mettere il nome della città sulle maglie. Copinho è meno appariscente ma investe anche lui soldi nel calcio e nel carnevale. Come detto i due hanno una specie di patto di non belligeranza, chi invece si fa la guerra sono i pesci medi e piccoli, gli spacciatori che controllano i vari quartieri o pezzi di quartiere. Dove abito io, Sao Josè 2, in questo momento la situazione è calma, chi controlla la favela è Jeovà, detto “J”, mio vicino di casa (come per altro i suoi due predecessori, la mia via ha sempre ospitato la crema!) molto amico di Alessandro, il ragazzo da cui vivo (devo ancora scoprire chi non è molto amico di Alessandro qui) a cui piace molto organizzare feste qui nella via, pagando birra e musica per tutti.
Vale la pena ricordare che nel corso dei miei anni trascorsi qui, di capi della favela ne sono già cambiati molti e nessuno di loro è andato in pensione…
Tanto per dire, gli ultimi due: al penultimo, che era molto cattivo ma poco abile a distribuire favori, gli hanno tagliato la testa e l’hanno spedita in una scatola alla madre; l’ultimo invece, O Bola (la palla, per via di una certa pinguedine) era il classico grosso e stupido (infatti mi sono sempre chiesto come fosse arrivato a comandare) lo hanno legato al letto e poi hanno bruciato tutta la casa. “J” è abbastanza scafato e furbo per mantenere bene il controllo del territorio a quanto vedo, e a giudicare dal via vai di gente che passa giorno e notte gli affari vanno bene. L’unica minaccia viene da un suo ex-luogotenente (succede sempre così) che sta cercando di mettersi in proprio controllando la Portelinha, un’area di Sao Josè. Sicuramente una parte della droga sequestrata a Tabatinga era destinata a “J” perché questa settimana il suo umore era pessimo e i clienti scarseggiavano. Questo ovviamente per i pesci medi come lui è un problema, perché i ritardi nei pagamenti si pagano con la vita in questo sistema.
ciao davide, ti avevo lasciato al primo post e ora mi sono sbaffato tutti gli altri in una sola seduta...d'ora in poi sarò più costante, bello seguirti, devo dire che ti sta bene la jungla attorno, spero solo che quella col serpente fosse partita secca..mica andata/ritorno, in caso picchia duro, alla prossima.
ReplyDeletemax