Saturday, 24 September 2011

Da: "Il povero scelto come Signore" di Dominique Barthélemy

 "Il solo modo autentico di essere stimati è di permettere ad altri di esistere e di esistere liberamente, non di esistere per noi, in unaq situazione di dipendenza. Gli amori possessivi non generano realizzazioni valide. L'amore autentico è quello che 'lancia' l'altro nell'esistenza e lo rende libero e preparato per viverla, libero e autonomo. Questo suppone che si sia capaci di stimare gli altri. Essere aiutati è sempre molto ambiguo. Essere aiutati se non si è stimati può essere umiliante. Se si è stimati, l'aiuto prende un senso positivo, e lo si può accettare senza essere umiliati certi della stima. Aiutare, in sè, è una realizzazione positiva della ricchezza, ma o si aiuta stimando, oppure si aiuta disprezzando segretamente colui che si aiuta. Sarà un colpo in più per chi si trova nella necessità di chiedere un aiuto".

Tuesday, 20 September 2011

Orgasmi

In una cittá con due squadre di calcio che cercano di essere promosse dalla serie D alla C, qualche lottatore di MMA (Mixed Martial Arts, una roba americana in cui ci si pesta come zampogne e chi rimane in piedi vince) e nulla piú che possa renderci orgogliosi sportivamente, fa sensazione la notizia della vittoria di Ana Beatriz Gomes, 22enne studentessa di geologia, che ha sbaragliato un´ agguerrita concorrenza e ha portato a Manaus la vittoria nel concorso nazionale del miglior gemito.
Il Concurso Nacional de Gemidos, promosso dalla maggior rete di sexyshop brasiliana, Loja do Prazer (il negozio del piacere), dal sito Sexonico e da vari blog e radio si é svolto su internet: ognuno poteva mandare il proprio gemito registrato e poi una giuria composta da internauti e da notevoli personalitá quali il giornalista Leão Lobo della rete CNT, lo psicologo Paulo Tessarioli, specialista in sessualitá umana, Edu Testosterona, editor della rivista Sexy, Acid Girl, editor del blog "aciditá femminile" e Pietra Principe, che conduce la trasmissione "Papo Calcinha" (conversazione mutandina) sul canale TV Multishow.
Con un gemito di 26 secondi intitolato "Humm..delicia" (eh sí, bisognava anche dargli un titolo), 7000 voti e il plauso della giuria Ana Beatriz si é portata a casa il primo premio, una Fiat Uno, e i titoli dei giornali qui in cittá. E, a differenza delle banalitá dei calciatori, il suo commento alla vittoria é stato emozionante: "É stato un orgasmo finto, ma é risultato molto simile con quello che faccio davvero, e la gente mi ha votato per questo." Senza dimenticare, come tutti i vincitori di qualcosa, la falsa modestia: "Pensavo che solo i miei amici mi votassero, ma il numero di voti ha continuato a crescere senza nessuna interferanza da parte loro".
Da miglior gemitrice del Brasile, non mancano ovviamente i consigli tecnici: "Io ho seguito una formula per ingraziarmi la giuria, ma che uso sempre: é un artificio per eccitare il partner: agli uomini piace un gemito che abbia un inizio, un mezzo e una fine. Non puó essere forzato né rimanere solo all´apice" raccomanda la campionessa.
Il gemito vincitore, e tutti gli altri, alcuni veramente meravigliosi, possono essere ascoltati sul sito del concorso e vi assicuro che vale la pena!!
Su questo Blog, invece, un´intervista completa alla vincitrice, é in portoghese ma si capisce

Artigianato

Come tutti sapete Manaus é uno dei maggiori poli industriali del mondo, il Distretto industriale riunisce circa 365 multinazionali (praticamente quasi tutte quelle esistenti credo) e "produce" quasi tutti gli oggetti di tecnologia che circolano nel mondo: cellulari, PC, elettrodomestici ecc. dico produce tra virgolette perché in realtá il verbo piú corretto é assembla, monta: nulla di ció che esce dalle nostre fabbriche é vprodotto qui, i pezzi arrivano da tutto il mondo, vengono assemblati e ripartono per i quattro angoli del pianeta, tanto che nonostante tutti i televisori LCD siano montati qui, comprarne uno a São Paulo, New york o Milano costa meno che comprarlo qui. Ma se in Brasile si puó parlare male di tutto tranne che di Pelé, a Manaus si puó criticare tutto tranne la Zona Franca, considerata lórgoglio della cittá, nonché l´unica cosa che ci permette di non andare in giro come gli indios dell´interior. Riflettere sul vero ruolo della Zona Franca - una fabbrica immensa di manodopera a basso costo che porta benefici solo alle multinazionali che pagano imposte ridicole - é un argomento assolutamente tabú.
Per questo mi é piaciuta molto la storiella che mi ha raccontato questa settimana il mio amico Luiz Felipe:
Due brasiliani si incontrano durante un viaggio:
- Ahh, sei di Manaus?  É vero che lá ci sono molti indios (domanda classica che ti senti rivolgere realmente quando viaggi per altre cittá del Brasile..ndr)
- Eh sí, ci sono molti indios....
-Ah, quindi avete anhe molto artigianato...
- Sí facciamo e abbiamo molto artigianato, tralaltro credo proprio che in casa avrai qualche pezzo di artigianato indigeno fatto a Manaus

- No, non credo, non ho nulla...
- Come?? non hai una TV al plasma? DVD? Computer? Tablet? Home Theatres? MP4? Moto?
- Sí certo...e allora?

- Quella che voi chiamate tecnologia, noi la chiamiamo artigianato...

Friday, 9 September 2011

Thursday, 8 September 2011

Porgere l’altro portafoglio

Piergiorgio Oddifreddi non é uno dei miei personaggi preferiti, ma questo articolo apparso su Repubblica la settimana scorsa mi é piaciuto, perché non si limita ai soliti luoghi comuni, ma propone argomentazioni con cifre.

Il 9 agosto, in seguito all’annunciata manovra fiscale del governo, avevo suggerito nel post Cavaliere, ci consenta alcune misure più incisive ed eque per affrontare la crisi economica, una delle quali era “chiudere i rubinetti delle miliardarie elargizioni annuali al Vaticano, alla Chiesa e agli enti religiosi”. Aggiungendo, però, che “non una di queste misure verrà proposta, e meno che mai attuata”.
Fortunatamente, mi sbagliavo. Il 19 agosto, nel post Evasione fiscale: da che pulpito, ritornavo sull’argomento, stimolato da una presa di posizione di Massimo Gramellini, che su La Stampa aveva ripetuto la stessa richiesta. Nel frattempo, anche i radicali e l’Uaar hanno da parte loro avanzato proposte concrete di tassazione dei beni e delle attività commerciali ecclesiastiche.
L’Espresso, nel numero in edicola questa settimana, ha addirittura dedicato la copertina a quella che, coloritamente ma correttamente, chiama La Santa Evasione. Finalmente, dunque, una solitaria battaglia di nicchia ha ricevuto l’attenzione mediatica che si merita, e ha costretto “la grande meretrice” dantesca, e i suoi “protettori” politici, al contrattacco.
Ieri e oggi Avvenire ha dedicato articoli alla questione. Sostanzialmente, argomentando che la Chiesa già paga tutte le tasse dovute per legge, e non è dunque tecnicamente un evasore. Essi fingono ovviamente di non capire che il problema sono invece, da un lato, le leggi che garantiscono principesche esenzioni. E, dall’altro lato, quelle che forniscono principesche elargizioni.
Avvenire tira in ballo anche me, per la citazione su L’Espresso di quello che viene definito un mio “misterioso libro, nel quale accuso la Chiesa di evasione”. In realtà, il “misterioso libro” non è altro che il ben noto Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), che tante volte il cardinal Ravasi e altri collaboratori del giornale dei vescovi hanno attaccato e criticato: evidentemente, senza mai preoccuparsi di leggerlo.
E la “sconcertante assenza totale di fonti che i lettori possano controllare” è invece il seguente elenco, che non ho problemi a ripubblicare, a beneficio del cardinale e dei lettori. Ricordando che si tratta di cifre vecchie di qualche anno, perchè tratte dal Secondo rapporto sulla laicità pubblicato da Critica liberale nel gennaio-febbraio 2006, e dal rapporto Enti ecclesiastici: le cifre dell’evasione fiscale dell’Ares (Agenzia di Ricerca Economica e Sociale) del 7 settembre 2006.
Dunque, al miliardo di euro dell’8 per mille dei contribuenti, che molti credono ingenuamente essere l’unica elargizione statale alla Chiesa, va aggiunta ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più disparati.
Nel 2004, ad esempio, sono stati elargiti 478 milioni di euro per gli stipendi degli insegnanti di religione, 258 milioni per i finanziamenti alle scuole cattoliche, 44 milioni per le cinque università cattoliche, 25 milioni per la fornitura dei servizi idrici alla Città del Vaticano, 20 milioni per l’Università Campus Biomedico dell’Opus Dei, 19 milioni per l’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione, 18 milioni per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche, 9 milioni per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari, 9 milioni per la ristrutturazione di edifici religiosi, 8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari, 7 milioni per il fondo di previdenza del clero, 5 milioni per l’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, 2 milioni e mezzo per il finanziamento degli oratori, 2 milioni per la costruzione di edifici di culto, e così via.
Aggiungendo a tutto ciò una buona fetta del miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da istituzioni cattoliche, si arriva facilmente a una cifra complessiva annua di almeno tre miliardi di euro. Ma non è finita, perchè a queste riuscite uscite vanno naturalmente aggiunte le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni genere alla Chiesa, valutabili attorno ad altri sei miliardi di euro.
Gli enti ecclesiastici sono infatti circa 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, adibiti agli scopi più vari: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, ospedali, ospizi, e così sia. Il loro valore ammonta ad almeno 30 miliardi di euro, ma essi sono esenti dalle imposte sui fabbricati, sui terreni, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (Iva).
Come se non bastasse, alle esenzioni fiscali statali si aggiungono anche quelle comunali: ad esempio dall’Ici, “Imposta Comunale sugli Immobili”, in quanto gli enti ecclesiastici si autocertificano come “non commerciali”. La Legge n. 248 del 2006, approvata sotto il governo Prodi, garantisce infatti l’esenzione dall’Ici agli enti “non esclusivamente commerciali”.
In tal modo i comuni italiani perdono un gettito valutato intorno ai 2 miliardi e 250 milioni di euro annui. La Santa Sede possiede infatti un enorme patrimonio immobiliare anche fuori della Città del Vaticano, in parte specificato dal Trattato del 1929: dal palazzo del Sant’uffizio a Piazza San Pietro a quello di Propaganda Fide a Piazza di Spagna, dall’Università Gregoriana al Collegio Lombardo, dalla Basilica di San Francesco ad Assisi a quella di Sant’Antonio a Padova, da Villa Barberini a Castelgandolfo all’area di Santa Maria di Galeria che ospita la Radio Vaticana, e che da sola è più estesa del territorio dell’intero Stato (44 ettari).
Ma questi non sono che i gioielli della corona di una multinazionale che nel 2003 disponeva nella sola Italia di 504 seminari e 8.779 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 universitarie o parauniversitarie. Oltre a 6.105 centri di assistenza, suddivisi in 1.853 case di cura, 1.669 centri di “difesa della vita e della famiglia”, 729 orfanotrofi, 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere.
Come ho detto, i dati sono vecchi di qualche anno, perchè il mio libro è del 2007. Ma sappiamo tutti che i privilegi della Chiesa sono addirittura aumentati sotto il governo Berlusconi, grazie alla mediazione diretta di letterali “gentiluomini di Sua Santità” di provata fede, e altrettanto provata immoralità: ad esempio, Gianni Letta e Angelo Balducci, rispettivamente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Presidente Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Altro che “dare a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”! Qui si tratta, semplicemente, di smettere di togliere al popolo per dare al Papa!